La piccola ma ben strutturata cittadina, con i suoi ruoli ben definiti, viene scossa un giorno dall’arrivo di una nuova abitante, Grace (Nicole Kidman), una ragazza bella, ma spaventata, e in fuga da chissà cosa o da chissà chi.
Nonostante la chiusa mentalità e la diffidenza dei vecchi abitanti, a Grace viene offerta la possibilità di rimanere a Dogville. Presto inizia a conoscere i suoi abitanti, ognuno con una sua caratteristica ben precisa e strutturata. Tuttavia gli abitanti si accorgeranno di quanto siano dipendenti dal potere che hanno su di lei. In quanto ricercata, e sotto continua minaccia di denunciarla alla polizia, le imporranno il loro volere, fisico e psicologico, con l’accondiscendenza di tutti gli altri abitanti, ad esclusione del giovane Thomas Edison, innamorato di lei e disposto a tutto pur di aiutarla a fuggire.
Il film è raccontato da una voce narrante esterna, una voce che non dà giudizi, che non tradisce emozioni, ma racconta solo i fatti che accadono o che staranno per accadere, e le emozioni che provano di volta in volta i vari personaggi che entrano nella scena. Inoltre il film è suddiviso in capitoli, il cui titolo dà una vaga idea di quello che accadrà nello stesso.
Curioso anche il taglio cinematografico che usa il regista danese: a tratti, la cittadina prende le sembianze di un gioco di ruolo grazie alle riprese dell’alto che mostra la piantina della cittadina e i loro personaggi che si muovono come pedine di una scacchiera sulla lavagna nera, delimitata ai lati da teli, illuminati di giorno e tenebrosi di notte e che tagliano nettamente Dogville dal resto del mondo.
Gli abitanti di Dogville, e anche Tom, accecati dalla ricompensa offerta per la denuncia di Grace, chiamano coloro che sono stati incaricati di ritrovarla, ma si accorgeranno che lei è la figlia di un Gangster e si pentiranno di averle voltato le spalle.
Grace si troverà quindi a dover scegliere se tornare a casa con il padre e dover far parte del club criminale della famiglia o rimanere a Dogville, dove gli abitanti non erano poi cosi diversi dalle persone che aveva conosciuto e frequentato nell’ambiente familiare.